Visita all'Azienda agricola Poggio di Camporbiano
(29 febbraio 2004)
Scheda rtf - Resoconto
fotografico (neanche la neve ferma il nostro G.A.S.... )
(resoconto a cura di Cinzia Nerozzi)
L’azienda si trova sulle colline di S.Gimignano comprende 100 h di terreno
coltivato e 140 h di bosco è stata fondata da Fabio, Piero, suo
fratello e Patrizia la cognata nel 1987. Per 5 anni sono stati soli poi
sono stati raggiunti dai genitori e da coppie di amici; ora contano 14
addetti.
Hanno iniziato a fare agricoltura biodinamica prima che ci fosse il marchio
DEMETER . Il marchio è usato su alcuni prodotti tipo le conserve
perché le regole sull’etichette del BIO sono più fiscali
, ma facilmente aggirabili . Quando hanno iniziato gli ettari coltivati
erano 45 per lavorare la terra usavano i cavalli da tiro (che sono tutt’ora
liberi nel bosco). Questo bastava per la loro autosufficienza poi hanno
scelto di condividere questa ricchezza scegliendo il compromesso delle
macchine. Prima con trattori di vecchia concezione poi con Agenda 2000
sono arrivati i contributi a fondo perduto per l’acquisto di trattori
moderni (bassi consumi , basso rumore, aria condizionata).
METODI DI COLTURA :
Viene effettuata la rotazione delle colture con l’aratura della terra
intervallato ogni 4-5 anni dall’erba medica Non usano diserbi . L’acqua
che viene usata è quella dei laghetti. I semi dove possibile sono
autoprodotti eccetto mais e girasole che si trovano solo ibridi.
Nella biodinamica si privilegia il concime naturale rispetto a quello
chimico che secondo alcuni studi ha una molecola più stabile rispetto
a quella prodotta in laboratorio di sintesi .
CEREALI :
I cereali prodotti sono: grano tenero, grano duro, orzo, farro, miglio.
Per poter seguire tutto il processo hanno acquistato il decorticatore
con il quale puliscono farro, orzo (che viene anche perlato) e miglio.
Il miglio viene raccolto a settembre quando l’umidità è
alta ed essendo anche un seme recettivo all’umidità viene messo
nell’essiccatore a bassa temperatura e fiamma indiretta cosi il seme rimane
vitale.
Tutto ciò che producono cercano di trasformarlo in azienda. Per
la pasta hanno il mulino che fa la semola, che poi portano in Abruzzo
da amici che fanno i pastai da generazioni. L’olio di girasole viene spremuto
a freddo in Umbria il seme viene schiacciato a 39° con una resa del
30% (chi lo fa chimicamente con solventi arriva al 55%) il residuo della
spremitura lo danno alle vacche. Hanno l’autorizzazione della A.S.L per
conserve minestre essiccate, pane ecc.
ALLEVAMENTO
L’allevamento è orientato per la produzione del latte. I maschi
che nascono in più vengono ceduti .
VISITA ALLA STALLA
L’odore è il primo elemento che un alimentatore controlla, ci dice
Fabio, ed è determinato dalla fermentazione interna alle vacche
. Nella loro hanno sempre un letto di paglia caldo (materasso caldo) che
consente di non essere obbligati a pulire il letame frequentemente. Tolgono
il fieno misto al letame una volta al mese. Le vacche hanno tutte le corna;
loro preferiscono lasciarle sia per rispetto verso l’animale ed anche
perché è dallo studio delle corna che si vede quanti parti
ha avuto .(ad ogni gobbetta corrisponde un parto ed a ogni cambio di colore
il suo stato di salute.) Ogni vacca ha l’orecchino con il codice dell’anagrafe
bovina.
Alimentazione: fieno, crusca, orzo spezzato, erba quando è possibile
mandarle al pascolo.Il fieno (l’unica proteina che viene data) è
il loro . Viene asciugato sul campo e poi con l’essiccatore. Viene data
anche una paletta la mattina ed una la sera di orzo e crusca macinata
perché anche le fibre sono indispensabili per la ruminazione. Negli
allevamenti tradizionali (dice Fabio) usano i pastoni così riescono
a rifilare più robacce , ma la digestione e la ruminazione sono
più difficoltose senza fibre lunghe. Nell’alimentazione è
importante l’equilibrio tra proteine e zucchero .
LA MUNGITURA
La sala per la mungitura ha spazio per 4 vacche. Molto silenziosa consente
alla vacca di essere più tranquilla, sia per lo spazio che per
il rumore. Le sale di mungitura senza spazio (cioè a lisca) creano
problemi alle più giovani che vengono infastidite dalle più
anziane. Tutte le vacche a Camporbiano hanno un nome e un operatore digita
sulla mungitrice il codice a cui corrisponde. La macchina incamera tutti
i dati sulla produzione e qualità del latte rispetto alla media
della stessa vacca nelle volte precedenti . e se rileva delle anomalie
si accende una spia rossa. Ivari cancelli di accesso alla sala vengono
aperti da sensori automatici, le vacche non hanno collare magnetico. Le
mammelle vengono lavate con la pistola ad acqua per togliere eventuali
residui di sporco e asciugate con carta a perdere. L’impianto è
dotato di un sistema di autolavaggio, per evitare la proliferazione di
batteri che contaminerebbe il latte nuovo. Il latte appena munto può
essere subito imbottigliato direttamente con una macchina fatta fare apposta.
Il controllo dell’acidità consente di prevenire la mastite (infiammazione
della ghiandola mammaria) che loro curano con la propoli in soluzione
acquosa iniettandola nella mammella. Per gli animali usano gli stessi
metodi di cura che usano per loro stessi, non hanno mai usato antibiotici.
Le vacche negli allevamenti tradizionali iniziano a produrre latte al
primo parto ed al terzo sono gia al loro massimo, loro hanno vacche che
producono meno ma non si ammalano e non devono essere sostituite. La vacca
più vecchia ha 15 anni ha fatto 12 parti e ancora produce. L’andamento
della produzione a Camporbiano è più lineare: 16/18 litri
al giorno in media per vacca. Negli allevamenti trad. dopo questa produzione
molto spinta vengono vendute a prezzi bassissimi per la produzione di
hamburger.‘
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