ETICAMENTE

 

INCONTRO CON IL PRODUTTORE DEI DETERSIVI "LA CITTA' ECOLOGICA"

Il resoconto dell'incontro è a cura di Stefano Floris

Un detersivo è per sempre?
Quando si puo' dire che una casa è veramente pulita?
Cosa vuol dire biodegradabile?
Perchè usare i detersivi fa bene alla salute?
Cosa c'era dietro al fustino di detersivo dove per anni, da bambini,
abbiamo giocato con le costruzioni?

Antonio, biologo appassionato di consumo critico, esperto di igene
alimentare ha risposto a queste ed altre domande ieri sera (22 aprile 2003)
all'incontro con i gruppi di acquisto di Firenze Nord, Firenze Sud,
Pistoia e Scandicci riuniti all'informagiovani di Scandicci.

Lui si è presentato con una ampolla piena di una grappa speciale:
invecchiata due anni dal sapore tensioattivico. Colore trasparente a
testimonianza dell'assenza di impurità! Si trattava ovviamente del
risultato della sua ricerca: un detersivo molto concentrato (da usare in
piccolissime dosi), con nessun colorante o profumo di origine animale,
petrolifera ecc...

Quanto vi riporto è la trascrizione degli appunti che ho preso durante
l'esposizione di Antonio. Riporto quindi le sue affermazioni dalle quali,
come consumatore critico, mi metto a distanza in attesa di diventare maturo
e capace di valutare quanto da lui affermato.

Nel 1995 nasce "La Città Ecologica", azienda di Antonio e consorte con lo
scopo di commercializzare detersivi a, se si puo' dire, basso impatto
ambientale. L'attività è iniziata dapprima importando detersivi/detergenti
dalla Germania poi, pian piano, si è sviluppata anche la parte di studio e
progettazione di formule proprie che rispondessero ai criteri che Antonio
si era dato quali: il basso impatto ambientale e la qualità intesa come
capacità lavante del concentrato.

Antonio ci ha ricordato le due grandi famiglie di detergenti: quelli per il
bucato e gli altri per le stoviglie. Dal suo punto di vista, l'esigenza,
simbolo della nostra modernità, di volere un prodotto che allo stesso tempo
sconfigga tutti i tipi di sporco, alle stesse temperature ed entro un
brevissimo termine di tempo ha portato alla produzione di composti molto
inquinanti. Inoltre, l'uso massiccio di sostanze preparate in laboratorio,
assenti in natura, non accompagnate da sufficienti studi sul loro impatto
nell'uomo e nell'ambiente ha comportato la nascita di molte nuove malattie
della pelle ed allergie oltre che aumentato notevolmente i fenomi di
inquinamento ambientale.

Vediamo come e perchè:

DETERSIVO = Tensoiattivi+Enzimi+Coloranti/Sbiancanti+Profumi+Iperborati+Fosfati (ora
non piu')

Tensioattivi
Un detersivo è composto di tensioattivi. Sono sostanze (molecole) capaci di
svolgere due ruoli: uno è quello - grazie alla loro parte ipofila -
di "agganciarsi" al grasso cioè all'eventuale macchia e l'altra capacità
la esprimono grazie alla loro capacità idrofila che consente loro di essere
lavate via dall'acqua con lo sporco che sono state in grado di accogliere a
se. In pratica, il tensioattivo, entra tra le fibre e la parte ipofila
appena trova una macchia vi si aggancia. Appena arriva l'acqua l'altra
parte, quella idrofila, si aggancia all'acqua e viene lavata via portando
con se l'altra sua metà piu' lo sporco. Romantico, no?
Il tensioattivo ha un coloraccio che tende al marroncino. Per questo motivo
nel detersivo viene aggiunto un colorante che rende il composto piu'
gradevole alla vista. Il colorante, normalmente di natura chimica, inutile
ai fini della pulizia ed inquinante puo' essere eliminato.
I tensioattivi si acquistano nel mercato globale. Non esistono in natura
molecole con le caratteristiche sopra descritte. Ci sono aziende, per lo
piu' multinazionali chimiche, che ne producono di tutte le specie. Molti di
queste sono derivati dei prodotti petroliferi ed hanno un basso costo.
Quelli di origine vegetale sono piu' costosi.
I Tensioattivi sono di due tipi:
Ionici = Forti, capaci di agganciare il grasso con maggiore efficacia.
Cationici = Meno forti, ma in grado di aggiungere alla fibra una maggiore
morbidezza (meno costosi)


Fosfati
I fosfati (acido citrico ed ezeolitica (?) servono per ammortizzare la
durezza dell'acqua. Il calcio presente nell'acqua ha infatti una azione
inibitoria nei confronti del tensioattivo impedendogli di fare la schiuma e
riducendone il potere lavante.

Sbiancanti
Per Antonio questi sono una piccola truffa. Per dare l'impressione della
pulizia totale si aggiungono delle sostanze cosiddette sbiancanti al
composto detergente. Un detersivo, al momento del lavaggio, rilascia le
sostanze sbiancanti che si attaccano alla fibra e riflettono, posti alla
luce, una lunghezza d'onda azzurrognola che da l'impressione di un bianco
oltre se stesso! In pratica il tessuto non viene riportato al suo colore
bianco originale ma viene coperto di queste sostanze, quasi come se fosse
verniciato.

Enzimi
La velocità, il male del nostro tempo! Prima dell'invenzione dei detersivi
per sciogliere una macchia si praticava l'utilissima ed ancora valida
tecnica dell'ammollo. Un panno macchiato lasciato in acqua per un tempo
prolungato è facilmente lavabile con poco sforzo ed ottimi risultati.
Gli enzimi svolgono un azione di demolizione ed indebolimento della macchia
molto rapida. Quindi dove stà l'inghippo?
La maggior parte degli enzimi di cui sono "equipaggiati i detersivi" sono
di sintesi, creati in laboratorio ed assenti in natura. Il loro potere
elevato ha comportato molto spesso problemi alle mani di chi manipola
queste sostanze. Ultimamente, alcune pubblicità lo enfatizzano, si parla di
microperle che rilasciano il loro potere lavante solo dopo essere entrate a
contatto con l'acqua ad una certa temperatura. Questa è la conferma che
queste sostanze sono nocive per la nostra cute e ne uccidono molte
protezioni naturali.

Profumi
Dal punto di vista del lavaggio i profumi sono inutili. Sono studiati
appositamente per dare un senso di gradevolezza e pulizia. Sono sostanze
comunque aggiunte al composto detergente. Un aspetto negativo, oltre
all'eventuale loro composizione, è che la presenza di quantità consistenti
di questi prodotti ha determinato molti casi studiati di disorientamento
della fauna ittica dei fiumi, laghi e mari. I pesci non si orientano piu'
facilemente e trovano difficoltà anche nell'accoppiamento quando c'e' una
presenza significativa di queste sostanze nelle acque.

Cosa vuol dire biodegradabile?
Il concetto di biodegradabilità, per legge, si applica ai soli
tensioattivi. Vale a dire che per le altre sostanze (profumi, colori ecc
dal basso costo) non ci si preoccupa di quale impatto ambientale hanno
(quindi le aziende possono benissimo abbondare!).

Quanto ci mette un certo tensioattivo a scomporsi in pezzetti piu' piccoli
che possono essere riassorbiti dall'ambiente?
Questa risposta consente di
determinare il grado di biodegradabilità di un prodotto. Se si leggono le
etichette, tutti i detergenti hanno un grado di biodegradabilità molto
elevato (supera il 90%). Dove stà quindi l'inghippo?
Antonio ci ha spiegato che non solo è importante in quanto tempo un
tensioattivo viene scomposto dagli agenti atmosferici ma anche di quale
sostanza è fatto. In molti casi, sebbene un tensioattivo di origine fossile
(petrolio) sia facilmente biodegradabile si ha il paradosso che i
pezzettini (le molecole) che risultano dalla sue scomposizione siano ancora
piu' dannosi della sostanza originale!
Per questo occorre preferire tensioattivi di origine vegetale.
Direi, per come l'ho capita io, che è come buttare un tronco intero in un
fiume. Questo sarebbe un tensioattivo non biodegradato. Se il tronco lo
taglio con una sega in mille pezzettini posso dire che è biodegradato. Lo
stesso potrei fare con una trave di plastica oppure di ferro. Anche questa,
quando la sego in tanti piccoli pezzi e la butto in acqua posso dire che è
biodegradata ma la differenza stà nel fatto di avere tanti piccoli
pezzettini di legno e tanti altri piccoli pezzettini di plastica. Cos'e'
meglio?

Consigli
Per la lavatrice usare detersivi liquidi.
Usare la tecnica dell'ammollo in acqua per sciogliere le macchie
Inserire il detersivo liquido direttamente nel cestello e non nella
vaschetta dove ne rimane sempre un po' di inutilizzato

I detersivi della città ecologica
Antonio premette che non esiste un detersivo biodegradabile al 100%. Nelle
etichette il produttore non è obbligato ad indicare l'origine del tensioattivo
utilizzato ma solo la famiglia di appartenneza.
Uno come lui che vuole crearsi il detersivo con il suo buon tensioattivo ha
molte difficoltà a reperirne uno sul mercato che non sia stato testato su
animali, che abbia solo origine vegetale. Non si riesce con facilità ad
avere le schede tecniche di queste molecole ed il mercato è in mano
principalmente a multinazionali che sono in grado di affinare le tecniche
di produzione. Preparare un tensioattivo autonomamente è operazione molto
costosa.
Lui assicura che insegue e tende verso questo risultato:
- tensioattivi di origine vegetale (olio di cocco)
- componenti non testati su animali
- assenza o riduzione massima di coloranti e profumi
- qualità elevata (intesa come tensioattivi in quantità sufficiente per
consentire l'uso di quantità minime di concentrato a temperature ridotte).
Lui assicura che sono sufficienti 70ml per lavaggio in acqua di durezza media
- Per i piatti detersivi con PH 5,5/5,0 (con acido citrico) che rispetta le
mani
- Per i tessuti, dove è richiesta una certa alcalinità, raggiunge un Ph di
7/7,5
- Uso limitato dei TAED che sono normalmente utilizzati nei tradizionali
detersivi per migliorare la resa dei perborati anche a basse temperature
(questi agirebbero solo a temperature medio alte)
- Come anticalcare utilizza l'acido citrico al posto dei tradizionali fosfati, nta o zeoliti
- Come conservante usa l'acido peracetico (perossido cioè ossigeno in piu'
che dopo essere ceduto diventa un acido acetico)